Il mio primo incontro con La Madonna Miracolosa delle Rose

Un'immagine del piccolo giardino del Paradiso di San Damiano Piacentino

È il mio giardino di Paradiso sulla terra. Io sono sempre qui con gli angeli e con i santi.

La Madonna delle Rose – Messaggio del 14.6.1969

„Un fatto è un fatto. La questione non è se crederci o no: qui hai visto dei fatti.“, ha risposto padre Pedro con decisione, quando gli ho confessato di aver dubitato non solo delle apparizioni ma anche dell’esistenza di Dio, addirittura. Lui veniva a San Damiano piacentino per la prima volta in vita sua, io solo per la seconda, a meno di una settimana dalla prima visita. Non mi era mai successo di avere un dubbio così profondo, ma sono cose che succedono, quando si arriva in certi luoghi, mi dicono.

Nonostante questo, avevo deciso di tornare a San Damiano a prendere degli oggetti per degli amici e per assistere alla benedizione quotidiana delle 12[1] da parte della Madonna, che mi ero persa all’andata. In realtà ero arrabbiata, sia con lei che con Dio: venivo da lontano, anche in senso figurato, apposta per conoscerla, ero rimasta tanto lì a pregare, con fiducia, avevo così tanto da chiedere che non sapevo neppure da dove iniziare, ma tanto lei sa tutto quello che ho passato. E invece? Esco da lì e me ne succedono di tutti i colori, come guai alla macchina, una mano schiacciata, dolori aggravatisi. E quel pensiero, orrendo, che mi è preso guardando i volti raggianti di giovani suore: e se fossero felici per motivi inesistenti?! E guardando il crocefisso: se nulla di questo fosse vero? Povere illuse loro, pensavo, ma almeno felici nella loro inconsapevolezza, io invece neppure quello, perché ero andata lì per niente e ne avevo ricevuto di star peggio di prima.

La grazia di un incontro

“Agli occhi di Dio hai fatto solo quello che dovevi fare: Lui non ti doveva niente”, mi dice però al telefono durante quel secondo viaggio la mia amica Laura, con cui mi ero confidata. Beh, è vero, ammetto a me stessa. Questa semplice osservazione aveva stimolato la mia struttura mentale razionale e in un certo senso mi aveva placato, così che, appena ho riattaccato, qualcosa o qualcuno mi ha ispirato: dovevo rimanere una notte in più presso la Madonna delle Rose e così ho deciso di fare. La decisione mi ha portato grazie impensabili solo poche ore prima. Senza alcuna aspettativa sono stata aperta a qualunque proposta, a cominciare dalla preghiera delle 5 del mattino, quella che sta più a cuore alla Madonna, si dice a San Damiano. Non sapevo dove avrei pranzato, cenato, pernottato, ma ovviamente non mi sono preoccupata, perché non ce n’era motivo. E infatti tutto è stato semplice e mi ha portato a ricevere grandi doni: ho conosciuto il peruviano padre Pedro e il suo accompagnatore Giordano, fedele frequentatore del Giardino della Madonna delle Rose; ma soprattutto Mario, un testimone diretto, per tanti anni “figlio spirituale” della veggente Mamma Rosa, uno degli uomini più radiosi che abbia mai visto (e quanti ottantenni sono burberi, affaticati, scuri in volto!), oltre che simpaticissimo. Ho conosciuto anche tutta la sua famiglia, di cui mi sono sentita subito parte. Ho sperimentato una pace, una gioia che non provavo da diverso tempo. È stato un “viaggio verso casa” di cui dovevo rendere grazie. L’acredine aveva lasciato spazio alla gratitudine e questo doveva portare qualche frutto. Mi sono sentita in dovere di servire la Madonna promettendole di far conoscere questo suo luogo speciale di grazia, ad esempio fondando questo blog dedicato a Lei e ai suoi luoghi di apparizione. Gesù Cristo ha donato a tutti noi sua madre, la quale, da vera mamma, grazie al suo grande amore agisce instancabilmente nel nostro mondo per salvarci, donarci la pace e proteggerci dal male. Maria stessa nel libro dell’Apocalisse di San Giovanni, viene descritta del resto, come colei che schiaccerà la testa del serpente, anzi, che l’ha già schiacciato! Come possiamo quindi negarle il diritto e anche forse “il piacere” di mamma, di venirci a visitare per portarci aiuto e conforto?

Maria ci sta vicina in tanti modi, insistente come una vera Madre

Sono molte le manifestazioni in cui lei e a volte suo Figlio o un arcangelo, spesso S. Michele, si sono fatti o si fanno visibili con questo scopo e per la nostra conversione, soprattutto nel tempo attuale di particolare prova. Guardando più da vicino le esperienze sovrannaturali di Mamma Rosa, la veggente della Madonna delle Rose, e imbattendomi grazie a questo percorso anche in altre manifestazioni poco conosciute in Italia e nel mondo, mi sono resa conto che queste apparizioni sono veramente plausibili. In realtà da sempre sono stata scettica e ragionevolmente cauta di fronte al florilegio di manifestazioni mariane. Certo, credevo a quelle di Lourdes e di Fatima, avevo amato e visto un gran numero di volte il film hollywoodiano sui tre pastorelli di Fatima, ma per quelle contemporanee ho coltivato da sempre cautela e un ultimo scetticismo di fondo: perché la Madonna deve apparire in più luoghi e per dire più o meno sempre le stesse cose? Non basta un messaggio? Non possono essere vere tutte queste apparizioni; quelle in contemporanea poi… un’assurdità! Se è vera l’una non può esserlo l’altra, ho sempre pensato. Di Medjugorje ho saputo quasi subito, perché la mia maestra delle elementari (si parla quindi della metà degli anni ’80) vi si era recata, aveva assistito al fenomeno del sole roteante e pulsante e ce ne aveva parlato molto bene, ma per me era rimasto un semplice aneddoto. Ho seguito anche le testimonianze, i racconti, le interviste ai veggenti o ai loro sacerdoti e, più che “crederci”, ho sempre lasciato aperta la porta della possibilità. In realtà devo dire che i veggenti mi sono sempre sembrati sinceri e onesti, poi con gli anni ho scoperto di avere con loro in comune alcuni carissimi amici di mia grande fiducia, quindi tendo a credergli con facilità, proprio per quel metodo pieno di ragionevolezza di cui parla don Giussani: il metodo della certezza morale[2]. Questa fiducia però non mi ha portato dei frutti, almeno apparentemente.

Il mio rapporto con la Madonna di Civitavecchia

L’evento che forse negli ultimi due decenni ha avuto per me maggior significato è stato quello di Civitavecchia: da ragazza avevo seguito le vicende delle lacrime di sangue con curiosità ma sempre senza quella certa morbosità superstiziosa che affligge purtroppo i media e molti “fedeli”. L’imbattermi in età adulta con delle interviste a Jessica Gregori, quando ero diventata ormai una mamma affaticata e anche un po’ sola, mi aveva profondamente colpito. Ho iniziato quindi ad informarmi, leggere libri di persone fidate (come quello del Mons. Grillo o di padre Flavio Ubodi[3]) ed è nato in me un grande desiderio di recarmi a Sant’Agostino di Civitavecchia a vedere la Madonnina. Così è stato, più volte, anche solo per una toccata e fuga durante le mie visite in Centro Italia. Ho avuto anche l’occasione di raccontare al professor Michael Hesemann, un bravissimo storico della Chiesa e autore di molti libri a riguardo, ciò che avevo scoperto delle apparizioni di Civitavecchia e dei loro messaggi, cosa che gli ha permesso di integrare nel suo libro “Menetekel: Prophezeiungen, Visionen und blutende Hostien“, Bonifatius Ver. (2017), il capitolo su Civitavecchia[4]. Ma la vera conversione non era avvenuta, anzi, la mia vita si faceva spiritualmente e non solo sempre più oscura e pesante. La Madonna evidentemente mi chiamava in diversi modi, fino a benedirmi di persona a San Damiano Piacentino.

Un nuovo inizio

Non ho la tracotanza di dire che questo incontro mi abbia convertito o cambiato per sempre; non ho neppure la pretesa di aver capito tutto, ma forse qualcosa sì. Come ho già accennato, adesso vedo semplicemente le cose sotto un diverso punto di vista: le tante apparizioni non sollecitano più la hybris della mia razionalità, che vuole giudicare quanto spesso la Madonna possa mostrarsi e parlare a noi, affinché rimanga “credibile”. Anzi, mi sembra adesso ancora più logico di prima che una mamma “sfinisca” i suoi figli a forza di raccomandazioni, affinché non si caccino nei guai o in modo che crescano diventando sempre più se stessi. Faccia lei, insomma! Chi sono io per dirle che sta esagerando?! Certo, rimane sempre la corretta e giusta cautela, che a buon diritto usa anche la Chiesa, di non credere ciecamente a tutto e di stare attenti agli eventuali inganni del demonio, ma, come ha detto padre Pedro: “Un fatto è un fatto”. Dobbiamo chiedere allo Spirito Santo il dono del discernimento e di poter vedere con chiarezza i segni dei tempi e i frutti buoni nati dai luoghi in cui si dice che la Madonna si sia rivelata. Quello che vedo io adesso è una rete di “case”, di luoghi di speranza, in cui tutti noi potremo cercare rifugio e sostenerci gli uni gli altri: non importa se non ci convincono tutti, non dobbiamo diventare “stacanovisti del pellegrinaggio” né esserci tutti simpatici, ci basta riconoscere ciò a cui il Signore ci chiama, fosse anche solo una piccola comunità, un gruppo di amici, persone che vedono la realtà con i nostri stessi occhi e riconoscono lo stesso senso della vita. Ne abbiamo bisogno, non solo dal punto di vista spirituale ma anche da quello pratico, perché è sotto gli occhi di tutti che la pandemia prima e la guerra poi, ci stanno richiamando all’importanza di una concreta mutua solidarietà. Insomma, forse oggi più che mai stiamo iniziando a intuire il significato delle parole di Gesù: “Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi mi è fratello, sorella e madre.” (Matteo 12, 48-50)


[1] Ora solare. In regime di ora legale diventano le 13.

[2] Luigi Giussani, Il senso religioso, Rizzoli ed. 2010, cap. 2 – Seconda premessa

[3] Girolamo Grillo, La vera storia di un doloroso dramma d’amore. La Madonnina di Civitavecchia, ed. Shalom (2011)

e Flavio Ubodi, La Madonna di Civitavecchia. Lacrime e messaggi , Ares ed. (2016)

[4] “Il presagio: Profezie, Visioni, ostie sanguinanti”

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